Pedagogia inclusiva: come rendere il mondo un posto per tutti

 

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I contesti della vita quotidiana nel 2015 purtroppo non sono ancora accessibili a tutti.

Annamaria Curatola, insegnante di Didattica Speciale e Pedagogia del Turismo Accessibile all’ Università degli Studi di Messina, mette in evidenza la necessità di riconoscimento e di rispetto dei diritti inviolabili della persona per un completo e libero esercizio dei servizi al cittadino nel rispetto di un’ottica inclusiva. La sua ricerca sul campo ha posto in rilievo che le persone con bisogni speciali o disabilità chiedono servizi non esclusivi, ma adattabili a tutte le esigenze, strutture adeguate piuttosto che aiuto e comprensione. Le persone con bisogni speciali sono coloro che necessitano particolari attenzioni o accorgimenti come gli anziani, i bambini, i disabili con minorazioni o patologie varie (motorie, uditive, visive, ritardo mentale, intolleranze alimentari, allergie ecc…). In Italia la popolazione che dichiara di avere esigenze speciali quando intraprendono degli spostamenti sono 54% donne e 46% uomini.

Alcuni comuni, grazie a progetti di inclusione, riconoscono la funzione sociale e la promozione della cultura della pedagogia dell’inclusione, ma purtroppo molti contesti sociali non sono ancora adeguati.

La Pedagogia Inclusiva è centrata sulla potenzialità di ogni singolo individuo e sulle sue risorse e si propone di individuare le strategie atte a favorire l’apprendimento in vista di un’effettiva inclusione. Lo scopo è di evitare la creazione di luoghi speciali, aboliti già da tempo perché non idonei ad un’inclusione sociale ed affettiva del soggetto con caratteristiche di handicap o deficit.

Gli interventi educativi devono essere ideati in modo da rendere il soggetto capace di acquisire coscienza di sé attraverso lo sviluppo delle sue potenzialità. Il progetto di vita è multidimensionale in quanto comprende tutti gli aspetti: familiare, scolastico, formativo, lavorativo, culturale, sociale.

Un lavoro educativo può risolvere deficit funzionali e non organici confidando nell’efficacia della relazione e del contesto.

Il lavoro di gruppo è un elemento fondamentale della pedagogia inclusiva, sia in un contesto come la scuola, sia in altri contesti formativi extrascolastici dove soggetti con bisogni educativi speciali (BES) e soggetti normodotati collaborano tutti insieme portando avanti un progetto comune. Tali processi possono essere organizzati ricorrendo a strumenti specifici.

Gli strumenti principali utilizzati nella progettazione e nel coordinamento degli interventi educativi per l’inclusione sono:

  • Il piano dei servizi personalizzati, che definisce obiettivi generali e stabilisce le priorità dell’intervento educativo. È svolto in un arco di tempo più lungo rispetto ai programmi dell’intervento, i quali costituiscono solo un passaggio o una parte dell’ intero intervento. Per sviluppare un piano dei servizi che comprende molte aree c’è bisogno di un team interdisciplinare, mentre per applicare un programma dell’intervento è richiesto un piccolo gruppo che può essere composto solo da persone qualificate;
  • Il programma dell’intervento personalizzato, che riguarda le modalità che si possono usare per raggiungere gli scopi previsti e mira a soddisfare tutte le esigenze dell’individuo in un campo molto ampio. È una componente del piano di servizi personalizzati e uno strumento di lavoro permanente di uno o più membri del gruppo che coordina i loro interventi verso il raggiungimento degli obiettivi fissati. Le componenti del programma di intervento personalizzato riguardano gli obiettivi di apprendimento, le strategie di intervento e di apprendimento per ciascun obiettivo perseguito, le strategie di valutazione delle competenze acquisite e la revisione continua del programma di intervento.

Per un intervento educativo mirato viene utilizzato anche la classificazione ICF: essa è uno strumento usato per individuare le caratteristiche della salute delle persone considerando le loro situazioni di vita e il contesto in cui vivono. L’ICF opera attraverso una serie di categorie raggruppate e ordinate secondo il criterio fornito dal modello biopsicosociale, che guarda alla persona nella sua interezza: non solo dal punto di vista sanitario, ma anche nella consuetudine delle relazioni sociali di tutti i giorni. Attraverso la selezione delle caratteristiche di chi stiamo analizzando in base a una lista di controllo, (checklist) è possibile ottenere una descrizione del tutto neutrale di quelli che vengono chiamati il funzionamento e la disabilità di una persona, ovvero gli elementi che determinano la sua condizione di salute.

L’ICF è stata introdotta perché le informazioni che vengono date dalla diagnosi medica, seppure importanti, non erano giudicate sufficienti per avere il reale quadro funzionale della persona, vale a dire che cosa quella persona è in grado di fare e quali sono invece le attività nelle quali ha delle difficoltà. Oltre a questo aspetto con l’ICF si è data risposta all’esigenza di avere a disposizione un “linguaggio internazionale” comune che permettesse di rendere più efficace la comunicazione non solo tra i servizi della medesima area di intervento (per esempio tra le ASL, oppure tra ospedali), ma anche tra servizi di diversa competenza (per esempio tra Ospedale e ASL,  oppure tra ASL e scuola, o ancora tra ASL e assistente sociale del Comune). Grazie all’ICF anche la comunicazione dei dati tra diverse Nazioni è più semplice.

L’intervento nei confronti dell’utente deve essere realizzato nel rispetto dei suoi diritti, primo fra tutti quello di essere soggetto che si dispone a imparare, portatore di una particolare storia e visione del mondo che lo caratterizzano

L’educazione non è più considerata come lavoro nei confronti di un utente passivo, bisognoso di assistenza che solo riceve e che può solo ricevere. L’educazione è luogo di incontro, dialogo, crescita, arricchimento per entrambi i soggetti coinvolti e va oltre le necessità del momento. Il pedagogista e l’utente sono l’uno complice dell’altro.


Corradina Triberio

Bibliografia    

Canevaro, A., e Chieregatti, A., La relazione d’aiuto, Ed. Carocci, 1999

Curatola, A., Oltre le barriere, Pensa Multimedia, 2012

Sitografia

http://educazionedemocratica.org/?p=1312  ultima consultazione 03/05/2015

http://ustfoggia.it/documenti/cosa_icf.pdf  ultima consultazione 08/05/2015

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