Il colore del sesso: il genere e i suoi stereotipi

 

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Immagine di Martina Lofrinch

«Un articolo del Ladies’ Home Journal del 1918 diceva, “La regola generalmente accettata è che il rosa è per i bambini maschi, mentre il blu per le bambine. La ragione è che il rosa, essendo un colore più deciso e forte, è più adatto ai maschi, mentre il celeste, che è più delicato, è più carino per una bambina» [Paoletti, in Hartmann, 2012].

Gli individui delle ultime due generazioni (tre se si prende in considerazione la divisione ormai proposta tra le generazioni X e Y, rispettivamente quelle nate tra gli anni sessanta-ottanta e dagli anni ottanta ai primi anni duemila) sono abituati a codificare i due generi esistenti nel mondo euro-occidentale in base a dei colori: il rosa per le femmine e il blu o celeste per i maschi. Questa è ormai una prassi comunemente condivisa e ampiamente accettata. Tuttavia, come dimostrato dal segmento sul Ladies’ Home Journal di quasi un secolo fa, non è sempre stato così. Infatti, pare che questa non sia stata altro se non una scelta dei commercianti degli anni ’40.

«Paoletti dice che a seguito del movimento di liberazione delle donna, la moda della fine degli anni sessanta/inizio anni settanta vide un aumento negli indumenti unisex per i bambini. Tuttavia, rosa e blu tornarono a metà degli anni ottanta, con lo sviluppo del test prenatale. I genitori potevano ora scoprire se stavano per avere un maschio o una femmina e potevano, quindi, preparare la stanza con i colori “appropriati”» [Hartmann, 2011]. Questa suddivisione sembra quindi essere nient’altro se non il prodotto di processi storici e sociali (con lo zampino del marketing pubblicitario) che hanno portato alla costruzione di alcune delle gender norms (norme di genere) che ancora oggi “utilizziamo” [cfr. Hartmann, 2011 e Ryle, 2011].

Cos’è, però, questo gender di cui tanto si parla? A cosa si riferisce?

Nel linguaggio italiano comune, il termine genere può fare riferimento a diversi significati (i generi letterari, il genere umano, la categoria grammaticale, la classificazione zoologica e botanica etc.), quello che ci interessa in questo momento è il riferimento al carattere maschile o femminile di una data specie, ossia la sua associazione al sesso assegnato alla nascita (cfr. Dizionario Treccani). Spesso, il genere e il sesso (qui inteso come le caratteristiche biologiche e genetiche di un individuo) coincidono e si parla in questo caso di individui cisgender; quando ciò non accade si parla di transgender, ossia persone il cui genere assegnato alla nascita (scelto da esterni in base al sesso e ai genitali del neonato) non corrisponde al genere con il quale ci si identifica. All’interno della categoria transgender, spesso, si inseriscono anche quegli individui che fanno preferiscono far riferimento al termine generico (o umbrella term) di genderqueer, comunemente definite come tutte quelle persone che non appartengono o non si riconoscono nel sistema binario, uomo/donna (cfr. Genderqueer Identities).

Alla luce, quindi, di queste riflessioni preliminari, cos’è l’identità di genere?

Potrebbe essere definita come «la maniera in cui il genere diventa personale – qualcosa che diventa una parte integrale di chi siamo […]. Il concetto di gender identity coincide di conseguenza con l’approccio individuale al genere, concentrandosi su come il genere operi dall’interno verso l’esterno» [Ryle, 2011:120] o, in poche parole, il modo in cui ognuno percepisce se stesso.

Questo fa sì che, in alcuni casi, l’identità di genere non corrisponda all’idea di genere che la società ha costruito creando una serie di categorie che non fanno parte dell’ordine binario riconosciuto dal mondo euro-occidentale (i Fa’afafine Samoa, i cinque generi dei Bugis del Sulawesi del Sud e altre testimonianze del cosiddetto “terzo genere” dimostrano che non tutte le culture applicano la netta dicotomia uomo/donna quando si parla di identità di genere (cfr. Graham, 2001; Samuels, 2016 e Scobey-Tahl, 2014). La comunità genderqueer o non-binary comprende quindi una serie di identità diverse (come l’agender, il bigender, demi-gender, genderfluid etc.) che prescindono dal sesso biologico della persona1.

Come si collega questo discorso alla codificazione per colori nel mondo occidentale moderno?

Sia il sistema binario, sia l’associazione sesso/genere alla nascita, sia le norme di genere sono tutti prodotti di un fenomeno che Robin R. Ryle definisce come gender socialization, ossia il processo tramite il quale gli individui imparano le regole conformi alla propria società; regole che contribuiranno allo sviluppo di una propria identità di genere (cfr. Ryle, 2011).

Alcuni teorici hanno inoltre identificato dei comportamenti basati sul sesso (sex-typed behaviours), ossia dei comportamenti che sono visti come socialmente accettabili solamente per uno dei due sessi (Ibidem). Prendiamo, per esempio, il rito Naven melanesiano studiato da Greogry Bateson; qui i partecipanti si travestivano con le sembianze dell’altro sesso, parodiando i comportamenti emotivi femminili e la tracotanza maschile. Invertendo i ruoli, era finalmente concesso loro di mostrare emozioni altrimenti interdette o poco consone, come l’affetto per gli uomini e l’orgoglio per le donne (cfr. Fabietti, 2001).

Non è difficile, poi, immaginare altri esempi all’interno del mondo occidentale riguardo a questi “comportamenti erronei”; quante volte a un bambino è stato impedito di fare danza classica? Quante volte a una bambina di giocare a calcio? E quante volte, quando la volontà dei bambini è stata più forte di quella della società, riuscendo così a realizzare i loro sogni, sono stati poi derisi tramite epiteti come “femminuccia” e “maschiaccio”? Certo, ormai inoltrati nel secondo decennio del ventunesimo secolo, molti di noi potrebbero pensare che queste differenziazioni non siano più la norma, ma il solo residuo di un pensiero conservatore ancora in voga tra coloro che sono rimasti legati alla “classica” concezione che vede la donna relegata ai fornelli e l’uomo a lavorare per guadagnare denaro, etc.; eppure quanti di questi che professano l’attuale progresso nel superamento dei “ruoli di genere” riescono a immaginare un uomo indossare un vestito cosiddetto “da donna” nella quotidianità senza deriderlo o giudicarlo? Quanti ancora storcono il naso nel vedere un padre casalingo o una madre amministratrice delegata di una grande azienda?

Anna Giulia Macchiarelli

Info

 

 

 

1 Nonostante i genderqueer, come i transgender, siano parte della comunità LGBTQIA* (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer, Intersex, Asexual etc.) è importante sottolineare che l’identità di genere e l’orientamento sessuale sono due concetti completamente distinti (così come l’orientamento romantico) che non hanno a che vedere l’un l’altro. Un transgender può essere attratto esclusivamente da donne, da uomini o da entrambi o da nessuno, così come una persona genderqueer [cfr. Planned Parenthood].

Bibliografia

Paoletti, Jo B., Pink and Blue: Telling the Boys from the Girls in America, Indiana University Press

Ryle, Robyn R., Questioning Gender. A Sociological Exploration, SAGE Publications, 2011

Fabietti, U., Storia dell’Antropologia, Zanichelli editore S.p.A., 2001

Sitografia

Genderqueer Identities, Updated 2015 : http://genderqueerid.com/gq-terms

Graham, Sharyn, Sulawesi’s Fifth Gender, 2001, Inside Indonesia : http://www.insideindonesia.org/sulawesis-fifth-gender-2

Hartmann, Margaret, The History of Pink for Girls and Blue for Boys, 2011, Jezebel : http://jezebel.com/5790638/the-history-of-pink-for-girls-blue-for-boys

Planned Parenthood, Updated 2014 : https://www.plannedparenthood.org/learn/sexual-orientation-gender

Samuels, A. J., Fa’afafines: The Third Gender, 2016, The Culture Trip : http://theculturetrip.com/pacific/samoa/articles/fa-afafines-the-third-gender/

Scobey-Tahl, Jake, Third Gender: A Short History, 2014, Foreign Policy : http://foreignpolicy.com/2014/06/30/third-gender-a-short-history/

Vocabolario Treccani : www.treccani.it

Wolchover, Natalie, Why is Pink for Girls and Blue for Boys?, 2012, Live Science : http://www.livescience.com/22037-pink-girls-blue-boys.html

Wikipedia, The Free Encyclopedia (Cisgender, Transgender, Baby Boomers, Generation X, Generation Y o Millennials)

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