Ragazzini che spiegano ai loro papà come usare WhatsApp, mamme che sfidano le figlie a “Bubble Saga”, nonni che acquistano le cuffie bluetooth per ascoltare a distanza la tv; scene di odierna amministrazione che ormai ci rappresentano e rappresentano due ben distinte generazioni, di nativi ed immigrati digitali.
Già nel 2001, Marc Prensky aveva presentato per la prima volta questi due termini – così lontani ma vicini – all’interno del testo “Digital Natives, Digital Immigrants” in cui spiegava apertamente che:
- con il termine nativi digitali si intendono quelle persone nate dopo il 1985 e cresciute all’interno di una società che apprende, comunica e socializza attraverso un nuovo sistema massmediale, come quello prodotto dai computer, da Internet, dai cellulari, dalle console per videogiochi.
- Per contro, l’espressione di immigrati digitali si applica a delle persone cresciute prima dell’avvento e della distribuzione delle tecnologie digitali.
- Una terza figura è invece quella dei tardivi digitali, ovvero quelle persone cresciute senza tecnologie e che ad oggi le guardano con diffidenza.
Ciò che distingue questi tre gruppi di individui non sono le conoscenze o le capacità bensì il modo di pensare. Se gli adulti hanno bisogno di strumenti per inquadrare concettualmente un oggetto di studio prima di dedicarsi ad esso, i nativi digitali apprendono per esperienza e per approssimazioni successive, imparando dai loro errori, attraverso l’esplorazione piuttosto che mediante un approccio storico o logico sistematico. Inoltre, la condivisione con i pari, la cooperazione, l’utilizzo di differenti approcci al problema dato, di molteplici codici e piani di interpretazione per risolverlo, permette ai nativi di utilizzare un approccio aperto, ragionando fuori dagli schemi.
In particolare, riferendoci alla generazione dei nativi, coloro che vi appartengono producono atteggiamenti e tipi di apprendimento diversi rispetto alla generazione precedente in quanto hanno una maggiore familiarità con i devices utilizzati ed una maggiore sicurezza e spigliatezza anche nei rapporti interpersonali a distanza, cosa che desta non poche preoccupazioni da parte degli adulti-immigrati digitali. Alla luce di tutto ciò, il controllo parentale può venire meno, rischiando così di giungere ad una distanza e conseguente mancanza di dialogo con i figli. Inoltre, il forte ritardo tecnologico induce i giovani a “saperne di più” rispetto agli adulti di riferimento e, conseguentemente, anche a poter imbrogliare gli stessi con piccoli escamotages per evitare così rimproveri o scoperte poco consone.
In un recente studio Eurisko si legge che in Italia la fascia di età in cui Internet si diffonde più velocemente è quella dai 14 ai 17 anni, ma già dai 45 ai 54 anni il dato si dimezza.
Cosa fare allora?
Come gestire questa situazione di distanza tra genitori e figli, invertendone il senso e creando invece un rapporto di vicinanza e coinvolgimento?
Ecco alcuni consigli pratici:
- Andare per gradi verso la conoscenza delle nuove tecnologie: il gruppo dei pari influisce molto nella lotta continua tra genitori-figli per l’acquisto di dispositivi tecnologici, soprattutto se si tratta di tablet e smarthphone, ma da genitori è bene sapere che tutto ciò va tenuto sotto controllo e che ogni cosa ha una sua precisa utilità. Un cellulare serve per chiamare o per mandare messaggi ad esempio, ma il tablet può essere utilizzato anche solo per giocare, in quanto dispone di moltissime app educative e divertenti che lo rendono così un oggetto prezioso e positivo. Dunque, piuttosto che lasciare il minore da solo nella conoscenza di questi oggetti, è importante che sia il genitore a dominarne l’uso e a non anticiparne i tempi, andando gradualmente a scoprire le potenzialità di questo nuovo mondo digitalizzato;
- Dare fiducia, regole ed educazione: non allontanarsi o demonizzare le nuove tecnologie, ma imparare a capirle insieme ai propri figli, dando loro fiducia e compiendo insieme a loro i primi passi nel mondo della tecnologia. Non è necessario che il rapporto genitore-figlio diventi un quello tra due amici che si incontrano e giocano alla playstation ma, attraverso momenti di dialogo, confronto e scambio di conoscenze si può eliminare la distanza iniziale, valorizzando sentimenti di fiducia, di onestà e – perché no – anche di divertimento e spensieratezza. Lo spazio dello schermo può costituire un nuovo ambiente dove fare esperienze che aprono alla scoperta del mondo, ma sta al mondo degli adulti riuscire a trovare il giusto compromesso tra il reale e il virtuale;
- Rispettare tempi e spazi: un cellulare, un tablet o una console non possono essere utilizzati sempre e in qualsiasi momento lo si voglia. E’ importante educare i propri figli ad utilizzare i dispositivi in maniera corretta, senza abusarne, rispettando tempi e spazi della normale vita quotidiana. Ad esempio vietare il cellulare a tavola o del tablet quando una persona sta parlando, potrebbero essere degli spunti da cui partire. Insomma, poche semplici regole possono fare la differenza e lo stesso devono fare i genitori, dando per primi il buon esempio;
- Utilizzare dei diversivi: i dispositivi tecnologici non sono gli unici strumenti a nostra disposizione per poter passare del tempo. Non bisogna infatti dimenticare che esistono altri modi per giocare e soprattutto, per valorizzare la relazione tra pari. E’ possibile creare insieme un gioco, dedicarsi a delle attività manuali, andare alla scoperta di qualcosa di sconosciuto, leggere insieme, farsi aiutare nei piccoli compiti casalinghi, utilizzare dei giochi da tavolo, organizzare delle gite fuori porta. Tutto ciò che può venire in mente, può risultare fruttuoso per staccare ogni tanto la spina;
- Parlare insieme dei pro e dei contro: l’utilizzo di oggetti tecnologici apre le porte verso nuove frontiere, talvolta inesplorate, che possono rivelarsi positive ma talvolta anche dannose. Online esiste un rischio reale di poter fare dei brutti incontri o di cadere trappola di malintenzionati. Per tale motivo risulta necessario poter discutere con i propri figli circa i pericoli che si possono incontrare, monitorando attività e ingressi in rete, senza però tralasciare tutte le attività positive che si possono fare con un dispositivo digitale. I giovani non sono certo ignari dei pericoli, ma da immigrati – nonché genitori e guide di vita- è importante essere presenti in questo cammino verso il digitale.
Dunque, i nativi digitali, piuttosto che interpretare, configurano; piuttosto che concentrarsi su oggetti statici vedono il sapere come un processo dinamico; piuttosto che essere lettori o spettatori sono attori e autori dell’apprendimento. E come immigrati digitali non si può ignorare questo aspetto di evoluzione e adattamento continuo. Sarebbe opportuno evitare che si utilizzino questi strumenti con superficialità e nemmeno con morboso interesse. Educare i propri figli ad utilizzare questi strumenti con intelligenza e consapevolezza, invece, rappresenta il primo passo da cui partire per creare un legame piuttosto che una distanza.
E’ importante, inoltre, che un genitore che non ha dimestichezza con questi nuovi strumenti si attivi per farsi consigliare dagli esperti cosa è possibile lasciar fare ai propri figli e cosa, invece, li porterebbe a correre dei rischi. Non bisogna privare o vietare, bensì trovare il giusto equilibrio tra le parti, tra i processi e mezzi. L’interattività prodotta da applicazioni, giochi, video e programmi rappresenta un valore aggiunto all’interno della sfera dell’apprendimento ludico e – senza dimenticare che il problema non è il mezzo, ma l’uso che se ne fa –, risulta oggi necessario un maggiore controllo, nonché un maggior coinvolgimento, affinché le due generazioni possano confrontarsi e condividere insieme conoscenze ed esperienze.
Glenda Platania
Bibliografia
Ferri, P., (2014), I nuovi bambini. Come educare i figli all’uso della tecnologia, senza diffidenze e paure, Milano, BUR
Bonanomi G., Piazza D., Sala Maria G., (2016), Navigazione familiare. Genitori e figli insieme alla conquista della rete, Milano, Ledizioni Ledi Publishing
Sitografia
Chi sono i nativi digitali, gli immigrati digitali e tardivi digitali? I diversi punti di vista degli esperti, Il Sileno Onlus, 02/01/2014:
Fulco, I., Tecnologia e videogiochi: cresce il gap generazionale tra genitori e figli, La Stampa, 12/12/2006:
Il gap generazionale sul web, La Repubblica:
http://d.repubblica.it/argomenti/2011/06/27/news/internet_societa-395922/
Prensky, M., Nativi digitali e immigrati digitali, 16/10/2013:
http://www.laricerca.loescher.it/istruzione/666-nativi-digitali-e-immigrati-digitali-1.html.
Genitori e nuove tecnologie: quale atteggiamento con i vostri figli?, Serena Costa (psicologa dell’infanzia), Connettiti alla psicologia:
http://www.serenacosta.it/altro/genitori-e-nuove-tecnologiequale-atteggiamento-con-i-vostri-figli.html.
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