Binge Drinking: quali sono i fattori che promuovono i comportamenti a rischio?

 

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Il bere in maniera moderata consiste nel consumo di alcol a tavola (specialmente vino), non lontano dai pasti e senza mai esagerare. Questo uso, secondo alcune ricerche, rientra nella tradizione italiana e risulta essere in linea con la cultura mediterranea. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, si sono sviluppati comportamenti atipici e – in particolare fra i giovani – spicca il fenomeno del binge drinking, una nuova modalità di assunzione di alcol reiterata e in quantità consistente; un “bere smodato” e senza regole che, sempre più precocemente e con sempre maggiore frequenza, caratterizza e accompagna i momenti di svago e di tempo libero degli adolescenti ed è associato ad una serie di eventi negativi come aggressioni, comportamenti anti-sociali e incidenti stradali.

Come è possibile riconoscere chi è vittima di binge drinking?

Il binge drinking è definito come il consumo di almeno 5 o 6 bicchieri, in modo quasi consecutivo e rapido, ovvero senza sorseggiare, ma piuttosto trangugiando l’alcol tutto d’un fiato, mischiando varie bevande a base alcolica tanto da poter definire la sequenza una vera e propria abbuffata di alcol. In tal modo, non vi è soltanto il rischio indotto dalla quantità eccessiva di alcolici, ma anche quello dovuto alla modalità di ingestione, che amplifica l’impatto negativo della sostanza sulle capacità e sulla salute nella sua totalità fisica, mentale, ma soprattutto sociale. Infatti, questa nuova moda si manifesta in contesti di socialità, con il preciso proposito di ubriacarsi. I danni del binge drinking sono molteplici – come tutte le sostanze che provocano dipendenza – ma è particolarmente nocivo nei giovanissimi, interferendo con lo sviluppo armonioso della personalità e causando, alle volte, problemi e ritardi nello sviluppo neurologico: più precoce è l’età in cui si inizia a bere, maggiore è la probabilità di problemi alcol-correlati e delle loro conseguenze. Un altro rischio è legato alla guida in stato di ebbrezza e, a lungo termine, si può riscontrare un peggioramento delle prestazioni scolastiche, lavorative e sociali. Queste nuove abitudini di consumo in contesti che sfuggono al controllo formale (familiare, scolastico, lavorativo) favoriscono ancora di più l’uso di alcol come “droga d’accesso” o “ponte”, rappresentando una delle possibili modalità di approccio ad altre sostanze illegali psicotrope.

Ma quali sono i Fattori che influenzano i comportamenti a rischio nei giovani nel binomio alcol e incidenti stradali?

  1. Conoscenza e grado di informazione. Le conoscenze che i giovani hanno delle bevande alcoliche, spesso sono luoghi comuni da sfatare: come quella che recita che l’alcol fa buon sangue (non è vero, anzi è responsabile di gravi anemie negli alcolisti), o ancora che tira su il morale (anzi deprime il sistema nervoso), che dà forza (è un sedativo e produce soltanto una diminuzione del senso di affaticamento e della percezione del dolore).
  2. Percezione del rischio e della propria vulnerabilità. Non considerare se stessi come soggetti potenzialmente a rischio è uno degli aspetti alla base della sottovalutazione del pericolo, insieme alla minimizzazione della gravità delle conseguenze che potrebbero verificarsi.
  3. Attitudine al rischioLa valutazione del rischio percepito dai giovani esprime, con preoccupante ricorrenza, alcuni comportamenti che possono essere lesivi della loro sicurezza e della loro salute, come dimostra l’aumento delle abbuffate di alcol. L’attitudine al rischio è quasi come un “il turbamento della vertigine” riprendendo metaforicamente la classificazione dei giochi del sociologo francese Roger Callois che definiva così i “Ilinx” i giochi che appaiono più inquietanti poiché il piacere che procurano è uno stordimento, ovvero distruggere per un istante la stabilità e infliggere alla coscienza una sorta di panico voluttuoso, proprio quello di cui sono alla ricerca i ragazzi per svagarsi dalla routine del benessere.
  4. Influenze sociali e normative. Sui comportamenti influiscono due fattori principali: sociali e normativi; tra i primi troviamo l’influenza sociale esercitata dagli amici, dalla famiglia, dal gruppo dei pari e dalla cultura legata all’uso dell’alcol e delle sostanze, nonché dai fattori di tipo socio economico.

Come è possibile dunque arginare il fenomeno?

Lavorare per promuovere la salute è compito di tutti i settori (sanitario, scolastico, associazionismo, culturale) della società e, per rendere efficace il trasferimento delle informazioni, è necessario l’impegno continuo, personale e sociale verso l’obiettivo salute; questo richiede il coinvolgimento attivo della popolazione. Negli ultimi anni, nelle scuole secondarie italiane, sono stati promossi progetti di educazione della salute per la formazione dei cosiddetti “moltiplicatori dell’azione formativa” (insegnanti, educatori, istruttori scuole guida, sanitari, volontari), i quali si configurano come risorsa indispensabile per informare e per sensibilizzare i giovani rispetto all’uso dell’alcol e delle sostanze. Inoltre, appare fondamentale l’utilizzo di modalità interattive attraverso più canali di comunicazione, quali web, social network, stampa, tv locali. In questa tipologia di progetto è di fondamentale importanza l’azione di comunicazione, che diventa a sua volta un’occasione di prevenzione in quanto attraverso i media favorisce la sensibilizzazione della comunità sul tema, più che mai quando il target è rappresentato dalle nuove generazioni.

Particolarmente interessante è la metafora della salute come fiume della vita del sociologo Aaron Antonovsky: “Non basta costruire ponti per evitare che le persone precipitino nel corso d’acqua, ma bisogna aiutare le stesse ad imparare a nuotare”. Infatti, attuare stili di vita “sani” non è solo una questione di “volontà”, ma è strettamente legato alle possibilità contingenti e solo se le persone dispongono di informazioni e competenze possono scegliere di vivere una vita “sana”.

Antonia Ragone14971101_685906248233679_854668394_o

Info

Bibliografia

Bondioli A., Gioco e Educazione, Milano, Franco Angeli, 2008

Budetta F., Sfatiamo dei luoghi comuni, contenuto in “Una guida per la sicurezza stradale” pubblicato dall’Asl Salerno, 2011

O.P.G.A. (Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol), Gli Italiani e l’alcol, quaderno n.14, Roma, Risa, 2002.

Beccaria, F., Rolando, S., “Eclectica, ricerca e formazione, L’evoluzione dei consumi alcolici e dei fenomeni alcolcorrelati in Italia”. In Rivista Ambiente e Lavoro, n. 4, 2012,

Rivista Ambiente e Lavoro, n. 24 anno 2012 Speciale Alcoldipendenza.

Simonelli I, Simonelli F., Atlante concettuale della salutogenesi, Modelli e teorie di riferimento per generare salute , FrancoAngeli, 2012

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