Femminicidio: quando il sangue si tinge di rosa

 

Immagine di Isabellaquintana, disponibile su www.pixabay.com

Il termine “femminicidio” è stato utilizzato per la prima volta dalla criminologa Diana Russell nel 1992, nel libro “Feminicide: the Politics of woman” in cui la stessa identificò il femminicidio come una violenza estrema perpetrata dall’uomo contro la donna “perché donna”, dunque come esito di pratiche misogine. Si tratta di una violenza strettamente legata alle strutture culturali e sociali delle relazioni donna/uomo, alla posizione di marginalità della donna, sia dentro che fuori le mura domestiche, in una società prettamente patriarcale. Oggetto dell’attenzione mediatica degli ultimi anni, il femminicidio ha generato una vera e propria situazione di allarme nell’opinione pubblica che ha indotto il Governo a ricorrere alla decretazione d’urgenza ex art 77 Cost., con il decreto legge 14 agosto 2013 n. 93, convertito con modifiche dalla legge 15 ottobre 2013 n. 119.

Sebbene non venga utilizzato il termine femminicidio, parlando più genericamente di violenza di genere e sebbene contenga anche norme riguardanti i reati contro il patrimonio, nel linguaggio corrente è per tutti diventata la cd.legge sul femminicidio. A onor del vero, però, in Italia manca una raccolta di dati ufficiali sugli omicidi disaggregati per genere, per tanto, senza sminuire la gravità del fenomeno occorre ricordare che ad oggi non è possibile decretarne l’aumento progressivo.

La legge sul femminicidio ha apportato modifiche al diritto penale sostanziale e processuale, che hanno introdotto nel nostro ordinamento una serie di misure preventive e repressive per combattere la violenza contro le donne in tutte le sue forme: la cd. violenza di genere. Di quest’ ultima, però, non fornisce alcuna definizione al pari del codice penale. Risultano invece, normativizzate le nozioni di “violenza domestica” o “intra-familiare” e quella di “violenza assistita”. Per quanto riguarda la prima, si tratta di una violenza che avviene nella sfera familiare e che non colpisce solo le donne, ma anche altri soggetti come i bambini e gli anziani. Frutto di tabù socio-culturali, è un fenomeno tanto diffuso quanto difficilmente accertabile per la riluttanza delle vittime a denunciare, in virtù proprio del vincolo familiare che le lega all’ aggressore. La nozione di violenza domestica è stata riconosciuta dal decreto d’emergenza e confermata dalla legge di conversione che all’art. 3, prevede l’applicazione della misura preventiva extrapenale dell’ammonimento da parte del questore nei confronti di chi abbia commesso il reato di percosse o di lesioni personali lievissime, in ambito domestico. Il questore potrà procedere all’ ammonimento anche in assenza di querela, purché siano stati segnalati alle forze dell’ordine, in forma non anonima, fatti riconducibili ai delitti suddetti.

La cd. “violenza assistita” invece, è quella subita dai minori, spettatori di qualsiasi forma di violenza che si verifica in ambito familiare.

Quella che erroneamente è stata definita legge sul femminicidio, in realtà non ha introdotto né una fattispecie ad hoc che sanziona esclusivamente il delitto commesso da un uomo nei confronti di una donna per motivi di genere, né ha considerato il femminicidio come circostanza aggravante , tale da comportare un aumento di pena. D’ altra parte una siffatta introduzione sarebbe di dubbia legittimità costituzionale, per problemi di compatibilità con il principio di uguaglianza formale ex art. 3 Cost.

La mancanza di dati che comprovano l’incidenza statistica rilevante dei casi di femminicidio impedisce, poi, di trovarne una giustificazione politico-criminale. In realtà anche la legge 15 ottobre 2013 n. 119, come spesso accade nel nostro Paese, rischia di rimanere lettera morta, pur contenendo spunti interessanti che non sono però stati sviluppati. Si legge della necessità di stanziare fondi diretti ai centri antiviolenza e alle case- rifugio, perché è ovvio che esortare le donne vittime di violenza a trovare il coraggio di denunciare il proprio aggressore senza poi assicurare loro un’effettiva assistenza materiale e psicologica è un non sense. La profonda discrasia esistente tra teoria e prassi qui si mostra in tutta la sua evidenza, infatti ad oggi questi finanziamenti sono stati pressoché nulli ed i dati statistici hanno registrato la chiusura di molti centri antiviolenza in numerose regioni italiane.

Prevenzione, educazione ed informazione sono le tre parole chiave del decreto d’urgenza, perfettamente condivisibili, ma purtroppo ad oggi ben poco è stato fatto. A tal riguardo, un limitato aiuto arriva dai mass-media in grado di scuotere l’opinione pubblica suscitando una commossa partecipazione nei confronti dei più noti casi di cronaca, che per mesi sono stati trattati sotto ogni profilo, da svariati esperti, nel salotti delle principali reti nazionali. Si pensi al caso di Melania Rea che scomparve il 18 aprile 2011 sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, assassinata dal marito Salvatore Parolisi, per la situazione creatasi con l’amante, la soldatessa Ludovica Perrone. Molti ricorderanno la storia di Veronica Abbate, la studentessa diciannovenne uccisa tra la notte del 2 e del 3 settembre 2006 a Mondragone (Caserta) con un colpo di pistola alla nuca dall’ ex fidanzato Mario Beatrice, che non aveva accettato la fine della loro relazione. La madre di Veronica ha fondato l’ASSOCIAZIONE V.E.R.I (verità, emancipazione, rispetto e impegno), per dare voce a tutte le vittime della violenza e promuovere attività educative, didattiche e sportive. Iniziativa tanto più ammirevole, se si pensa che riesce a raccogliere consensi lì dove lo Stato ha fallito. In ultimo, si ricordi il recente caso di Sara Di Pietrantonio bruciata viva con l’ alcol dall’ ex fidanzato Vincenzo Paduano, in via della Magliana a Roma lo scorso maggio. Come nel caso precedente, anche qui il movente fu la gelosia.

Giovani donne che hanno perso la vita per mano di chi ha confuso l’amore con il possesso e l’ossessione. Chissà quante volte Melania, Veronica, Sara avranno baciato, stretto, accarezzato quelle stesse mani che hanno raccolto il loro ultimo respiro. A quante mogli, madri, figlie, sorelle toccherà ancora la stessa sorte, prima che si decida di fare qualcosa di concreto? Come ha messo in luce il Comitato CEDAW (Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne) il problema cruciale è che le donne che trovano il coraggio di denunciare non vengono adeguatamente protette! Molti omicidi si sarebbero potuti evitare, anche e soprattutto perché preannunciati da un lungo e perdurante stalking.

Potrà anche apparirvi troppo appassionata la penna che vi scrive, ma è arrivato il momento di metter fine a quell’atteggiamento di deresponsabilizzazione che ormai contraddistingue il nostro “Bel Paese” e che ci sta portando verso il baratro, urge una rivoluzione innanzitutto culturale, che come ogni rivoluzione non può che partire dal basso. La cultura del rispetto deve essere insegnata in tutte le scuole ed in ogni famiglia. Soltanto così potranno essere eliminati quegli antichi stereotipi, retaggio di una società patriarcale abituata a rilegare la donna ad un posizione di inferiorità.

Il 25 novembre è stata dichiarata dalle Nazioni Unite la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”, una data importante in cui ricordare la forza delle donne nella lotta contro ogni forma di oppressione.

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Veronica Capuano

Info

 

 

Sitografia

Testo del decreto legge n.93 del 14 Agosto 2013

http://www.altalex.com/documents/news/2013/11/26/legge-sul-femminicidio-modifiche-normative-e-questioni-connesse

Testo della L. n. 119 del 15 Ottobre 2013

http://www.altalex.com/documents/leggi/2014/02/26/femminicidio-conversione-in-legge-con-modificazioni-del-d-l-n-93-2013

Merli, A. (2015). Violenza di genere e femminicidio. In Diritto Penale Contemporaneo, anno 2015, n. 1. Visibile su:

http://www.penalecontemporaneo.it/foto/3260DPC_Trim_1_2015.pdf#page=436&view=Fi

Libero, 26 ottobre 2012. Omicidio di Melania Rea, dalla morte alla condanna: tutte le tappe. Visibile su:

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1108619/Omicidio-di-Melania-Rea–dalla-morte-alla-condanna–tutte-le-tappe.html

Pour Femme, 31 maggio 2016. Sarchi, L. Omicidio Sara Di Pietrantonio: l’ex fidanzato l’ha bruciata viva con l’alcol, visibile su:

http://www.pourfemme.it/articolo/omicidio-sara-di-pietrantonio-l-ex-fidanzato-l-ha-bruciata-viva-con-l-alcol/60577/#refresh_ce

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