Anche quest’anno, dopo pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, dirigenti e Assessori alla Scuola hanno emesso comunicati e circolari per vietare l’uso di chat tra insegnanti e genitori. La prima è stata quella emanata dalla prof. Maria Zamai, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Vazzola (TV), avente per oggetto: “l’uso ed abuso delle chat” (“Whatsapp” in particolare) e dei social”. In tale circolare, si legge, al paragrafo “Chat di classe tra alunni/genitori e docenti”: “i docenti devono astenersi dal partecipare ad eventuali chat creatasi tra alunni e/o genitori”.
La comunicazione scuola- famiglia può essere ridotta ad un “clic”?
Come sottolineano Epstein e Salinas (2004), la scuola non è composta unicamente dalla diade docenti-studenti, ma è, o meglio dovrebbe essere, una “learning community”, composta da docenti, studenti, genitori e membri della comunità che cooperano per dinamizzare e arricchire l’istituzione scolastica e aumentare le opportunità di apprendimento e il benessere dei ragazzi in formazione. Di fatto, da diversi studi, emerge che la creazione di un clima di collaborazione e la costruzione di legami forti e stabili fra genitori, studenti e scuola, sono fondamentali per il miglioramento, non solo del rendimento scolastico, ma anche del benessere generale degli studenti.
Quando i genitori sono coinvolti nell’educazione dei loro figli, i risultati scolastici, la frequenza, la salute e la disciplina dei ragazzi mostrano un netto miglioramento. Di contro, come evidenziato da Wentzel Kathryn nella sua opera “Social Relationships and motivation in middle school”, ragazzi che non percepiscono il sostegno scolastico da parte dei genitori sono tre volte più a rischio di malattie causate dallo stress.
In questo coinvolgimento dei genitori alla vita scolastica quanto incide l’uso delle chat – singole e di gruppo – di WhatsApp?
Oggi WhatsApp risulta essere l’applicazione più diffusa per scambiarsi messaggi in tempo reale. E’ evidente che in Italia, da qualche anno, le Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) in genere, sono entrate, e sono sempre più presenti nel rapporto scuola – genitori. Grazie alle TIC, ad esempio, la scuola può mettere a disposizione dei genitori la possibilità di controllare le assenze, fornire le giustificazioni on-line, visionare documenti e comunicazioni e controllare le valutazioni on-line. Ormai quasi tutte le istituzioni scolastiche possiedono un sito in cui è presente un forum online di scambio e confronto.
Ma, proprio perché le TIC sono sempre più presenti anche in questo ambito, è fondamentale evitare che l’introduzione di strumenti di nuova generazione – come whatsApp – nel prezioso e delicato rapporto insegnanti-genitori avvenga in maniera acritica e “tecnofilica”. I genitori, sempre più spesso, fin dalla prima riunione di classe, si scambiano email e numeri di telefono entrando così nel vorticoso tunnel della comunicazione 24 ore su 24.
Se già si potrebbe discutere sull’utilità della chat tra genitori cosa ne pensiamo di quella tra genitori e insegnanti?
Per molti esperti questa modalità comunicativa non è delle migliori. “La comunicazione mediata non è mai la soluzione più giusta” – spiega Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione nazionale Di.Te., Dipendenze tecnologiche, gap e cyberbullismo. “I nostri figli imparano da noi, ci imitano, e per questo dobbiamo essere i primi a trasmettere loro l’importanza dell’empatia e dei rapporti diretti”. Lavenia dichiara di non aver mai approvato l’utilizzo di queste chat che considera più ad uso e consumo dei genitori che non un metodo per preoccuparsi dei propri figli. I genitori pensano che sia uno strumento veloce e comodo di comunicazione ma in realtà è solo un apparente vantaggio che si camuffa con una finta ottimizzazione del tempo: quest’ultimo non è di qualità perché il corpo e la mente in quel momento sono proiettati verso un’altra priorità, lontana anni luce dal benessere del proprio figlio.
Se fin dall’infanzia i bambini vedono i loro genitori “chattare” con le proprie maestre cresceranno nella convinzione che i rapporti umani possano ridursi ad un “clic”: penso, scrivo, invio e attendo una risposta – che deve arrivare immediatamente. In questo modo viene anche sminuito il ruolo del docente e al contempo si viene ad assottigliare la gerarchia che forse, invece, all’interno dell’ambito educativo sarebbe doveroso mantenere inalterata.
Un tempo le modalità di interazione tra la scuola e la famiglia erano ben definite; la relazione era regolata su schemi precisi, da ambedue le parti, riconosciuti e rispettati: un momento di colloquio e confronto tra insegnanti e genitori, la firma apposta al voto assegnato in un compito in classe, una nota sul diario. Oggi lo scambio avviene in modo diverso, facendosi talvolta costante e continuativo, complice l’avvento di sistemi e tecnologie che di fatto tendono a smantellare la distanza tra le parti, non solo fisica, ma anche comunicativa. Sicuramente nella nostra società il ruolo della famiglia è cambiato. Secondo i dati ISTAT ormai in quasi tutti i nuclei familiari entrambi i genitori lavorano e il tran tran della quotidianità molto spesso riduce il tempo di attenzione verso i figli. Si pensa allora di poter ovviare a questa mancanza tramite il proprio Smartphone, ma non è così: “Chattare” con gli insegnanti del proprio figlio fa venir meno uno dei cardini del ruolo del docente. Questo ruolo si contraddistingue per la sua funzione educativa e di facilitatore di comunicazione e presuppone necessariamente una certa “distanza” tra l’adulto genitore e l’adulto insegnante.
E’ dunque questa una battaglia contro la tecnologia?
La scuola non può diventare la piazza virtuale di un social; essa ha una finalità educativa che va garantita resistendo all’invasione di una tecnologia che costringe i genitori a dare spesso il peggio di sé. Il docente si vede così contattato in chat per i più svariati motivi: dal sapere quali compiti debba fare il proprio figlio al comunicare l’assenza; dal chiedere motivazione di un voto al “cosa ha mangiato”. Se poi pensiamo che un docente non si occupa di un solo minore ma, nelle migliori delle ipotesi, di 25 alunni per più classi, mettiamoci nei suoi panni!: se ogni genitore inviasse un messaggio al docente nella stessa giornata, questo si troverebbe in breve tempo a dover rispondere a centinaia di messaggi praticamente 24 ore su 24.
È bene sottolineare come con questo sistema venga meno il dialogo insegnante–genitore ma anche genitore–figlio (ad esempio invece di chiedere all’insegnante cosa è successo in classe sarebbe più opportuno sedersi di fronte al proprio figlio e dialogare con lui per capire non solo l’accaduto ma motivazioni, sentimenti, dinamiche….).
Se continuiamo di questo passo potenzialmente si potrà arrivare a colloqui docenti-genitori via skype e alle pagelle on line.
Ma è questo che realmente vogliamo?
Forse sarebbe importante cercare di tornare ai rapporti umani diretti e non mediati. Dovrebbe tornare di moda il dialogo tra genitori, alunni e insegnanti. E per farlo c’è bisogno di tornare a comunicare anche offline. Solo così riusciremo a ritrovare quell’empatia e quel legame che un semplice strumento, come un cellulare, è riuscito a far dimenticare.
Bibliografia
Casadei I., Bilotto A. (2014), Genitori social ai tempi di Facebook e Whatsapp. Gestire opportunità e rischi delle nuove tecnologie, Red Edizioni.
Cordella M.P., Bertolla S., Chirico I., Grieco F. (2017), Genitori online, Reverdito Edizioni
Dusi P. (2012), La comunicazione docenti – genitori, Franco Angeli.
Wentzel, K. (1998), Social Relationships and motivation in middle school. The role of parents, teachers and peers, Journal of educational Psychology, 90, 2, pp. 202-209
Sitografia
Epstein, J. L., Salinas, K. C. (2004), “Partnering with families and communities”. In Educational Leadership, 61 (8), pp. 12-18. in http://www.volontariatoepartecipazione.eu/wp-content/uploads/2012/10/freddano_article.pdf
http://www.icvazzola.gov.it/circolari/144-uso-ed-abuso-delle-chat-e_dei-social.pdf
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/whatsapp-comune-vieta-chat-scolastiche-1572420.html
Il piccolo comune nell’Aretino che vieta le chat WhatsApp tra genitori e insegnanti: “Ingestibili”
https://www.punto-informatico.it/whatsapp-rapporto-scuola-genitori/