Il metodo Montessori è uno stile pedagogico noto a livello internazionale, ampiamente considerato per la sua innovatività ed originalità. Esso è caratterizzato dalla libertà di scelta del percorso educativo, tra una gamma di possibilità proposte dal docente, e da un’organizzazione delle attività che favorisca la curiosità e l’autocorrezione. A differenza del metodo tradizionale, l’alunno ha un ruolo attivo, e viene posto nella condizione di poter sviluppare le proprie abilità cognitive, sociali e morali in un ambiente stimolante e soprattutto non rigidamente incentrato sul risultato. In che modo tali aspetti rendono il metodo Montessori più efficace di quello tradizionale?
L’ideatrice del metodo fu la pedagogista Maria Montessori. Il suo stile educativo si sviluppò ponendo un’attenzione particolare a soggetti con problemi psichici. Tale interesse maturò in relazione alla sua concezione di bambino come individuo completo, ossia in grado di svolgere compiti di vario tipo perché già equipaggiato delle energie ed abilità necessarie, per esempio la capacità di relazionarsi e lavorare in gruppo, l’uso della logica e della creatività.
Partendo dallo studio e dal lavoro con bambini in maggiore difficoltà, la Montessori trasse spunti per la creazione di un metodo valido per tutti e applicabile dalla scuola materna alle superiori. Favorendo la formazione di un clima accogliente all’interno di un’istituzione scolastica, Montessori riuscì a creare un metodo in grado di stimolare la creatività e la disciplina nei bambini. Il collegamento tra questi due elementi si può individuare ricordando che questa disciplina pone le sue radici nel “lavoro libero”: esso consiste nel permettere al bambino la scelta di un compito educativo tra varie proposte.
Al giorno d’oggi, in Italia, le scuole Montessori sono poco diffuse; nel sito “Operazione nazionale Montessori” si può consultare una lista a riguardo. Ad esempio, in Piemonte, sono presenti solamente due istituti comprensivi e una scuola elementare, concentrati nel capoluogo. Nel resto del mondo, invece, il metodo si è largamente diffuso e oggi sono presenti in Europa circa 3.000 scuole, con la maggior concentrazione nei Paesi anglosassoni e scandinavi. Un caso interessante è rappresentato dai Paesi Bassi dove attualmente 20 scuole sono associate nell’Amsterdam Montessori School Group, nel quale ciascuna unità conserva la propria specificità condividendo i valori montessoriani.
Un articolo scritto da Angeline Lillard e Nicole Else-Quest, pubblicato nel 2006 sulla rivista “Science”, ne attesta la validità riportando uno studio su una scuola Montessori del Wisconsin, riconosciuta dall’Associazione Internazionale Montessori (AMI) per la buona applicazione di principi montessoriani. Lo scopo di questa indagine era di valutare le abilità sociali e accademiche su due gruppi di bambini, un gruppo Montessori e uno di controllo.
I bambini considerati provenivano da due fasce di età: dai 3 ai 6 anni (frequentanti la scuola primaria) e dai 6 ai 12 anni (frequentanti la scuola elementare). Poiché non era possibile assegnarli casualmente ai due gruppi, sono stati usati campioni già presenti a seconda della classe scelta dai genitori. Ai bambini della prima fascia di età sono stati somministrati test dalla batteria Woodcock-Johnson, WJ II, (Il WJ III ® è uno strumento di indagine psicologica costituito da una serie di batterie di brevi test di intelligenza. Nella sua 3ª edizione è stato riconosciuto per la precisione nell’indagine di un ampio spettro di abilità cognitive). Ne sono risultate differenze a favore del metodo Montessori su tre test, rispetto alla preparazione scolastica.
Alla seconda fascia di età è stato richiesto di svolgere un saggio partendo da un titolo dato (“…. had the best/worst day at school”, ossia “… ha passato la migliore/peggiore giornata a scuola.”), il tutto in cinque minuti. Gli autori hanno rilevato una differenza sostanziale tra il “gruppo Montessori” e il “gruppo di controllo”, infatti, nel primo caso hanno riscontrato migliori risultati nella creatività della storia e nella complessità della struttura grammaticale.
Per indagare le abilità sociali e comportamentali è stato utilizzato uno strumento differente dal precedente, infatti, è stata proposta la lettura di sei storie centrate su problemi sociali, per esempio il non essere invitati ad una festa. I membri del “gruppo Montessori” erano significativamente più propensi a scegliere le risposte assertive.
In ultimo, attraverso la somministrazione di un questionario focalizzato sui sentimenti provati verso la scuola, è emerso dai soggetti del gruppo Montessori un maggiore senso della comunità e risposte più positive ad items come: “Students in my class really care about each other” (“Gli studenti della mia classe sono davvero interessati gli uni agli altri”).
Ponendo a confronto il metodo montessoriano e la scuola tradizionale italiana emergono differenze significative. Quest’ultima, per come è concepita oggi, si basa su un sistema normativo che la rende rigidamente strutturata e poco conforme alle esigenze individuali. L’apprendimento di regole imposte dal docente è uno dei principi su cui si fonda, diversamente dal metodo Montessori secondo cui il modo più efficace è scoprirle autonomamente.
In quest’ottica l’apprendimento è uno scambio tra pari che interagiscono con l’ambiente, è il gruppo che gestisce il lavoro sui contenuti e definisce gli scambi. I mezzi utilizzati a tal fine sono la discussione, la collaborazione e le attività pratiche. A monte di tali considerazioni ritroviamo l’idea di apprendimento collaborativo, una modalità educativa che consente di acquisire diversi vantaggi:
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sul versante cognitivo il soggetto è più stimolato e attivo poiché in costante interazione, è spinto ad aprirsi al confronto per poter raggiungere l’obbiettivo comune.
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Dal punto di vista relazionale emerge la necessità di doversi porre in connessione con gli altri, bisogna saper ascoltare per trarre le informazioni utili al gruppo.
In un clima positivo e accogliente i membri sono più motivati, svolgono un lavoro qualitativamente migliore e si sentono maggiormente coinvolti diventando collaboratori del processo educativo.
Anche soggetti più chiusi riescono ad essere coinvolti in quanto, grazie alle dinamiche di gruppo, i successi raggiunti diventano un feedback positivo per tutti . L’enfasi sullo scambio porta i bambini ad imparare a rispettare gli altri, facilitando l’acquisizione di maggiori abilità sociali. Un ulteriore riscontro positivo si ha anche rispetto all’autoefficacia.
Essa è la capacità di organizzare efficacemente le abilità cognitive, sociali ed emotive per agire positivamente acquisendo un senso di benessere. La si può annoverare tra gli elementi che aiutano a spostare il “locus of control” internamente, ossia ad avere uno stile di attribuzione causale interno per il quale ogni successo o insuccesso viene percepito come dipendente dal proprio operato, sentendosi responsabili di ciò che accade.
Bibliografia
Caprara, G. V. (1997), Bandura, Milano, FrancoAngeli.
Crepet, P. (2005), Psicologia. Temi, teorie, professioni, EinaudiScuola.
Sitografia
Montessori.net, http://www.montessorinet.it/adolescenza/le-scuole-olandesi.html#.VmtU_PkvfIU
The Corner of Hope, https://www.montessori-ami.org/cgi/DonationApply.cgi
Montessori High School, http://www.montessorihighschool.org/
Science, http://ospitiweb.indire.it/angelomauri/ArticoloScienceMontessori06a.pdf
Opera Nazionale Montessori,http://www.operanazionalemontessori.it/index.phion=com_content&task=category§ionid=7&id=29&Itemid=52
Woodcock-Johnson Tests of achievement (WJ III®) – Fdu http://alpha.fdu.edu/psychology/woodcock_ach_descrip.htm
Fondazione Montessori Italia http://www.fondazionemontessori.it/1/it/il-metodo-montessori
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