“L’essenziale è invisibile agli occhi;
E’ il tempo che hai perso per per la tua rosa che rende la tua rosa così importante”
“ Tutti i grandi sono stati piccoli”
“ Per ogni fine c’è sempre un nuovo inizio”
Sono pochi coloro che almeno una volta non si siano imbattuti, anche sui social, in qualche frase celebre del libro Il Piccolo Principe, che esprime, con semplici parole, grandi verità della nostra vita .
Esso non vuole essere una lezione, ma una stimolazione che porta ad un risveglio dello spirito sensibile che è dentro ad ogni uomo, messo a sonnecchiare da un mondo frenetico, disordinato, egoistico e spesso non autentico.
Gadamer diceva “chi vuol comprendere un testo deve essere pronto a lasciarsi dire qualcosa da esso”, e il Piccolo Principe incredibilmente – dopo ben 74 anni – continua a raccontare molto a diverse generazioni , consacrandosi a libro senza tempo e a strumento pedagogico rilevante.
Oggi, per l’uomo nel processo di costruzione della propria identità, è molto difficile svincolarsi dalle lusinghe di una società effimera e rinchiusa nelle apparenze, che preferisce conformarsi ad un mondo di convenzioni sociali. E’ proprio qui che il piccolo omino giunto sulla nostra Terra “quasi come un grillo parlante collodiano” ci fornisce una sorta di spinta introspettiva per guardare il mondo con l’innocenza propria dei bambini, non ancora corrotti da pregiudizi, aspettative e interessi. I diversi personaggi che incontra durante il suo viaggio su vari pianeti, infatti, sono metafora dell’uomo che crescendo ha perso la capacità di vivere naturalmente in armonia con lo spirito come fanno i bambini, intrappolato nel materialismo, reso volgare dall’ambiguità e da rapporti inautentici, vittima della loro vanità, cupidigia , della pigrizia mentale e la cui unica preoccupazione è il tornaconto.
Il Piccolo Principe può essere considerato uno strumento di formazione per la riconquista di valori etici e morali; occorre rimpossessarsi del nostro “essere al mondo in relazione ad altri corpi materiali” percependo semplicemente l’altro da noi, come diceva Merleau Ponty. E’ fondamentale, quindi, riappropriarsi dei valori persi nella freneticità della vita che scorre e alzare lo sguardo per il piacere di scoprire ed esplorare ciò che rende le cose uniche e, soprattutto, per creare legami intersoggettivi uscendo fuori dal nostro sé per diventare altro da sé, perché spesso è più facile giudicare gli altri che noi stessi.
E’ fondamentale dar modo alle giovani generazioni di sviluppare il pensiero creativo, di mettersi alla prova con i diversi tipi di intelligenza, di sporcarsi con l’esperienza del mondo in cui si vive, di emozionarsi, di essere empatici. Per tutti questi motivi, Il Piccolo Principe, viene utilizzato sin dalla scuola primaria per laboratori di lettura creativa, per progetti extracurricolari, per lo sviluppo emotivo, sociale e per valorizzare – nel rispetto della diversità degli stili cognitivi, delle intelligenze, delle inclinazioni, delle identità culturali di appartenenza – tutte le dimensioni strutturali che connotano l’uomo. Questo perché l’intervento educativo mira sempre alla totalità della persona, sostenendo la formazione di una personalità completa ed equilibrata.
Il Piccolo Principe è un ottimo spunto di riflessione anche per la formazione continua, in quanto permette di attivare spazi comunicanti nei quali costruire linguaggi condivisi. Esso mostra l’importanza di coltivare il bambino interiore che vive in ognuno di noi, sopito ed addormentato dall’ambiguità della società, e permette l’emergere del pensiero narrativo bruneriano, importante per dare un senso a ciò che ci circonda, per condividere valori favorendo l’appartenenza sociale e lo sviluppo della motivazione intrinseca. Infatti, riflettere sul senso profondo della vita, sintonizzarsi sul bambino che c’è dentro di noi, aiuta ad attivare processi di sensemaking (produzione di senso) delle nostre azioni quotidiane, a recuperare – in una società dove sono precari anche i rapporti con gli altri, in cui non ci sono più risposte assolute e totali – il rispetto per l’essere dinnanzi al proprio sguardo, ad essere in silenzio ma capace di ascolto. E’ necessario uscire dagli schemi imposti dalla società per mostrarci come siamo davvero ed è proprio questo che ogni intervento pedagogico deve supportare poiché siamo esseri perennemente in educazione (life long learning), predisponendo azioni educative che privilegiano la dimensione intersoggettiva come opportunità di negoziazione e di incontro sulle differenze.
Se il Piccolo Principe, oggi, viene inserito da molte cattedre universitarie italiane – da quelle delle scienze umane, alle umanistiche come programma didattico e oggetto di corsi, laboratori e di seminari – è proprio per le varie sfaccettature pedagogiche, filosofiche, psicologiche, sociologiche che questa opera offre agli studenti in formazione. Infatti, l’opera più famosa di Antoine de Saint-Exupéry apre la mente e il cuore a riflessioni sul senso della vita e dello spirito, sui valori, sul significato dell’amore, dell’amicizia, del creare legami veri ed autentici, in cui conti l’essere se stessi senza voler sembrare altro. Inoltre, la cura per l’altro e l’essere per l’altro, resi così intensi dalla semplicità e bellezza di questo racconto, sono pilastri indiscutibili della pedagogia.
Antonia Ragone
Bibliografia
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D’Ambrosio G., Leonardi E, Perego S., 2007, Educare con il piccolo principe, Castel Bolognese ( Ra) Itaca
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Merleau-Ponty M., 2002, Conversazioni, Milano, SE
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Sitografia
Il notiziario filosofico Il piccolo principe e il simbolismo (Gopnik): http://ilnotiziario.over-blog.com/2014/05/il-piccolo-principe-e-simbolismo.html, consultato in data 22.06.2017
Libreriamo, “ Le 10 frasi più belle tratte da “ Il piccolo principe”: http:// www.libreriamo.it, consultato in data 29.06.2017
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