“Gli adolescenti sono come una macchina con ottimo acceleratore ma freni deboli”– Steinberg, 2015.
Così Laurence Steinberg definiva l’adolescenza, volendo intendere con questa espressione come a quell’età gli impulsi siano molto forti ma accompagnati da una ridotta capacità di controllo, tanto da rischiare spesso esiti spiacevoli (Bianchi, Gulotta & Sartori, 2009).
L’adolescenza è una fase delicata della vita: la transizione all’età adulta crea dei tumulti cui l’adolescente potrebbe far fatica ad adattarsi. Tuttavia, recenti studi sullo sviluppo del cervello (Vilà-Ballò, Hdez-Lafuente, Rostan, Cunillera & Rodriguez-Fornells, 2014) hanno dimostrato che le difficoltà incontrate durante questa fase della vita non sono più dovute soltanto a un fenomeno sociale: c’è da fare i conti coi cambiamenti del cervello!
Le difficoltà che l’adolescente si trova ad affrontare risiedono soprattutto nel processo di sviluppo della corteccia prefrontale, che durante questa fase va incontro a una serie di cambiamenti notevoli e repentini, inevitabili per raggiungere la piena maturazione del cervello e della personalità. Infatti, durante l’adolescenza si assiste a un’alterazione delle funzioni esecutive, cioè quei processi cognitivi ed emotivi più sofisticati come il monitoraggio cognitivo, l’anticipazione delle conseguenze, la gestione delle emozioni o il controllo inibitorio, tanto per citarne alcune. Questa alterazione è ascrivibile al processo di sviluppo della corteccia prefrontale, che in questo periodo, letteralmente, impazzisce (Bear, Connors & Paradiso, 2002).
La corteccia prefrontale, o pFc, è un’area del cervello collocata nella parte anteriore del lobo frontale e, tra i suoi diversi compiti, è considerata anche la sede delle funzioni esecutive (Gazzaniga, Ivry & Mangun, 2015). Le aree prefrontali iniziano a maturare, all’incirca, intorno agli undici anni nelle femmine e ai tredici nei maschi, per completare il loro sviluppo intorno alla maggiore età. Quando questo processo comincia, possiamo dire che, a livello neurologico, viene inaugurata la fase dell’adolescenza, poiché i lobi frontali iniziano ad andare incontro a delle trasformazioni cospicue e repentine, in gran parte responsabili dei comportamenti spesso incomprensibili che hanno i ragazzi in questa fase della vita. Le aree prefrontali, infatti, si avviano verso un profondo riassetto, a tutta una serie di modifiche che avvengono spesso all’improvviso e in maniera massiccia (Bear, Connors & Paradiso, 2002).
Durante l’adolescenza, dunque, si verifica un processo in cui le reti e i circuiti neurali maturati durante l’infanzia devono essere integrati in circuiti più complessi, per cui si rendono necessarie delle temporanee disconnessioni e riconnessioni per poter riassettare il tutto. La corteccia prefrontale ancora non è matura, per cui non possiamo considerare gli adolescenti alla stregua degli adulti, giacché non dispongono ancora pienamente di tutte le loro funzioni esecutive. Il risultato è la temporanea disregolazione emotiva, motivazionale e comportamentale dei ragazzi in questa fase della vita, in cui l’elevata fragilità mentale si può esprimere attraverso comportamenti sregolati come la ricerca dell’eccitazione, una maggiore propensione al rischio, la mancanza di autocontrollo, condotte sessuali promiscue e consumo di alcool e droghe (ibidem).
L’alterazione dell’inibizione sembra essere uno dei fenomeni più dirompenti e preoccupanti, soprattutto per i genitori. L’inibizione comportamentale è quella funzione esecutiva che ci permette di inibire i comportamenti non appropriati al contesto. Con essa non s’intende solo la capacità di reprimere i comportamenti sessualizzati o delinquenziali, ma anche quelle che in quel momento non sono le più appropriate alla situazione (Gazzaniga, Ivry & Mangun, 2015). Pensiamo, ad esempio, a come molti ragazzi iniziano a rispondere male ai genitori o ai professori, incuranti delle possibili ripercussioni. Solitamente questi comportamenti scaturiscono dal venir meno della capacità di anticipare le conseguenze, altra funzione esecutiva dipendente dalla maturazione della corteccia prefrontale (Bear, Connors & Paradiso, 2002). Possiamo dunque iniziare a capire il perché di tante condotte apparentemente inspiegabili degli adolescenti, incluso l’abuso di sostanze e i comportamenti sessuali a rischio.
I cambiamenti a livello prefrontale porterebbero, dunque, ogni adolescente a vivere in modo sfrenato e senza regole? Chiaramente no! Ogni individuo, infatti, è unico e irripetibile ed è il frutto della combinazione dei suoi geni con l’ambiente circostante: la corteccia prefrontale vive la medesima crisi, ma lo fa mescolandosi con uno specifico patrimonio genetico, con uno specifico ambiente familiare, con uno specifico contesto culturale e con tutte le esperienze, i traumi e le influenze che quel ragazzo porta dentro di sé (Ladavas & Berti, 2014).
Molti genitori vedono messe in discussione tutte le loro competenze genitoriali non appena il primo figlio varca la soglia della pubertà e la verità è che, sebbene i genitori incompetenti esistano, in molti casi il problema non è né di maleducazione né d’incompetenza genitoriale: è la corteccia prefrontale immatura, che sta crescendo.
In un adolescente, dunque, lo sviluppo prefrontale avrà la sua importanza nel provocare certi tipi di comportamento, ma al tempo stesso a far pendere l’ago della bilancia verso condotte più o meno devianti saranno anche il temperamento del ragazzo, l’ambiente in cui vive, il rapporto con i suoi genitori e i loro stili educativi, il suo sviluppo cognitivo, le esperienze e i traumi vissuti sia durante l’infanzia sia durante l’adolescenza e tutte le caratteristiche peculiari di quel soggetto fino a quel momento (Shaffer & Kipp, 2015).
Molti comportamenti incomprensibili svaniscono con gli anni e perfino Lolita, la protagonista del romanzo di Vladimir Nabokov che fece scandalo negli anni ‘50, dopo aver trascorso un’adolescenza turbolenta tra capricci e uomini maturi, una volta cresciuta mette una croce sul suo passato e inizia a desiderare un’esistenza meno irrequieta, finendo per sposare un coetaneo con cui costruisce una vita basata sulla tranquillità.
Gloria Rossi
L’immagine utilizzata per questo articolo ritrae un’iconica Sue Lyon nel 1962, quando appena quattordicenne esordì nel cinema interpretando Lolita, la protagonista dell’omonima pellicola di Stanley Kubrick tratta dal romanzo di Nabokov. Sia il romanzo che il film suscitarono enorme scalpore, per via della storia d’amore e passione tra un uomo adulto ed una ragazzina adolescente.
Bibliografia
Bianchi A., Gulotta G. & Sartori G. (Eds.) (2009). Manuale di neuroscienze forensi (1° ed.). Milano: Giuffrè editore.
Bear M.F., Connors B.W., M.A. Paradiso (2002), Neuroscienze: esplorando il cervello, trad. it. 4°ed. a cura di A. Angrilli, C. Casco, A. Maravita, M. Olivieri, E. Paulesu, L. Petrosini, B. Sacchetti, Milano, Masson (Ed. or. 1996).
Gazzaniga M.S., Ivry R.B., Mangun G.R. (2015), Neuroscienze cognitive, 2° trad. it. 4° ed. a cura di A. Zani, A. Mado Proverbio, Bologna, Zanichelli (Ed. or. 2002).
Ladavas E., Berti A. (2014), Neuropsicologia (3° ed.), Bologna, Il Mulino (Ed. or. 1995).
Shaffer D.R, Kipp K. (2015), Psicologia dello sviluppo. Infanzia e adolescenza, Padova, Piccin.
Vilà-Ballò A., Hdez-Lafuente P., Rostan C., Cunillera T. e Rodriguez-Fornells A. (2014) “Neurophysiological correlates of error monitoring and inhibitory processing in juvenile violent offenders”, Biological Psychology, Elsevier, 102:141-152.