Tradotto in 77 lingue, pubblicato in tutto il mondo e divenuto perfino un percorso di studio alla Durham University, in Inghilterra, Harry Potter può essere considerato come un “caso letterario” senza confronti. La sua autrice, Joanna K. Rowling, ha magistralmente intrecciato una “fiaba politica” che racconta le dinamiche sociali di una comunità organizzata, facendola diventare un brand culturale e un’icona della società moderna.
Un fenomeno sociale, quindi, che trasformando “l’ordinario in straordinario” ha suggellato un solido legame emotivo con diverse generazioni di lettori. Un fenomeno, tra l’altro, che modernizzando un mito, calandolo cioè nel contesto attuale, ha conseguentemente acquisito spessore culturale (I. Favotto, 2015/2016).
Strumento scientifico di educazione affettiva
Da un punto di vista scientifico, la lettura di un libro ha un effetto che potremmo definire immersivo: le storie lette attivano un processo simulativo di situazioni motorie ed emozionali anche in assenza di una “controparte attiva nel mondo reale” (Paracchini R., 2017). In poche parole, anche se in maniera indiretta, ci immedesimiamo nei personaggi immaginando mondi possibili, come se vivessimo le stesse avventure e dinamiche relazionali. Contemporaneamente alla lettura, sentiamo le stesse emozioni che sperimentiamo in maniera attiva e fisica, poiché si modificano le funzioni cerebrali adibite alle interazioni interpersonali.
Sul piano pedagogico, tutto questo, acquisisce un significato intrinsecamente riflessivo che spinge il lettore a “guardare” secondo punti di vista differenti, primo fra tutti quello dell’autrice, giovane madre, attivista politica e giornalista. Certamente non sono mancate le critiche assegnate da alcune correnti di pensiero religioso, che lo hanno considerato blasfemo, oppure attribuite alla presunta intenzionalità di creare un mero prodotto commerciale, frutto di un’accurata strategia di marketing. Nonostante ciò, il principale intento pedagogico rimane quello formativo e trasformativo.
Non è forse pratica pedagogica trovare strategie efficaci per raggiungere obiettivi educativi?
Adattarsi al contesto, valutarlo e condurre, ad esempio, un gruppo di adolescenti a confrontarsi sul piano delle problematiche quotidiane, significa utilizzare il loro stesso “linguaggio”, conoscere i loro interessi, apprezzare le loro idee. I 7 libri della Rowling hanno, in questo senso, un alto potenziale di educabilità emotiva. I contenuti fantastici e creativi infatti creano un legame tra le situazioni reali e le esperienze emotive. In particolare, il genere fantasy (nel caso di Harry Potter si parla di urban fantasy, legato cioè agli ambienti urbani), senza fornire interpretazioni reali degli eventi, modifica idee e sentimenti, assolvendo a una funzione “clinica e terapeutica” (Zipes J., 2001). Le storie fantastiche non fanno altro che chiarificare stati d’animo annidati nell’intimo della persona, poiché “danno voce” alle emozioni, fanno emergere in superficie quei tratti di individualità legati a dilemmi esistenziali, a egoismi e rivalità (B.Bettelheim, 1976). Studi empirici hanno dimostrato che la cosiddetta generazione Y, i Millennials, ha considerato Harry Potter come un bacino letterario da cui attingere insegnamenti ideologici e morali non stigmatizzanti verso le diversità.
Durante la loro crescita, la lettura del romanzo, è servita non solo per distanziarsi dalle condotte sociali negative e inumane, ma come un vero e proprio “antidoto” contro l’isolamento e il ritiro adolescenziale. Una pedagogia dell’interiorità, quindi, che indaga con delicatezza l’universo variegato dei valori e delle emozioni affidandosi al linguaggio della letteratura introspettiva.
Un romanzo di formazione
La storia di Harry racconta il passaggio dall’infanzia all’età adulta, ossia dell’adolescenza, periodo di profonda trasformazione, delicato e contraddittorio. Le esperienze vissute dai protagonisti riportano in campo le difficoltà tipiche della crescita: la ricerca costante di modelli di riferimento, la ribellione, l’impulsività, gli errori che ne derivano (I. Favotto, 2015/2016). Durante questi momenti di “crisi” è possibile non lasciarsi andare alla “deriva esistenziale”. Per quanto difficile possa essere il confronto con la realtà, si può trovare un modo giusto di essere-nel-mondo che rifugge logiche di potere, sentimenti di sopraffazione oppure impeti di superiorità.
Se affidandosi alla ragione si può giungere alla stessa conoscenza dei fenomeni sociali, sono le scelte che facciamo, la capacità di rialzarsi di fronte alle difficoltà della vita a dimostrare quel che siamo veramente (J. K. Rowling , 1999). Sul piano educativo si fa riferimento agli aspetti legati alle strategie di coping che ogni persona mette in atto di fronte ad una situazione problematica per reagire e fronteggiare le difficoltà quotidiane. Si fa riferimento al concetto pedagogico di resilienza che non indica solo la sostanziale resistenza emotiva, di sopportazione delle sofferenze, quanto la capacità di attivare un atteggiamento proattivo: il soggetto non si sente in “balia” degli eventi, ma diventa consapevole che la sua azione ha un peso nel determinare gli eventi della propria vita. Acquisisce coraggio, consapevolezza e si sente responsabile, chiamandosi in causa.
Tecnicamente in Pedagogia si tratta del processo di empowerment che si realizza “equilibrando” le seguenti “coordinate”: 1. Abilità intellettive 2. Locus of control interno 3. Autostima 4. Relazioni familiari 5. Sistemi di supporto sociale 6. Esperienze scolastiche positive (A.C.Scardicchio, 2015).
Una metafora degli oppressi
La magia di Harry Potter è stata il tramite che ha avvicinato piccoli e grandi a diverse tematiche educative. E se da un lato campeggiano gli archetipi del mito epico (l’orfano innocente, l’eroe che combatte per amicizia, il vecchio saggio, consapevolezza del proprio coraggio) sul tavolo pedagogico vengono apparecchiati temi sensibili quali il razzismo, il bullismo, il pregiudizio, la depressione, la politica e il potere che ne deriva (I. Favotto, 2015/2016). Prendendo come riferimento le teorie sociali dell’apprendimento, infatti, è possibile contrastare – a livello educativo – quel processo di “disimpegno morale” che trasforma le persone in esseri disumani attraverso il riconoscimento e la condanna sociale di atteggiamenti violenti fisici e psicologici (Bandura, 1976, 1986).
Per approfondire i contenuti citiamo due esempi:
- l’ideologia della razza purosangue; Voldemort, principale antagonista di Harry Potter, il cosiddetto “Signore Oscuro”, si accanisce contro chiunque non sia un “purosangue” alla stregua del modus operandi di Hitler nei confronti degli ebrei. Voldemort, l’emblema del male, quindi, le cui posizioni xenofobe sono il prodotto di un profilo psicologico complesso: nato da un inganno magico, cresciuto in orfanotrofio, rifiutato dallo stesso padre discendente da una stirpe non magica (babbani). Una personalità “malata”, espressione dell’eterna lotta tra il bene e il male, tra il sadismo umano e la mancanza di ogni forma di empatia che raggiunge i caratteri più estremi del narcisismo patologico (Rowling J. K., 2006).
- la sopraffazione dei più deboli; Dobby, l’elfo domestico della famiglia Malfoy è il fedele alleato di Harry Potter. Gli elfi sono servi senza diritti e rappresentanza, legati attraverso generazioni a una famiglia da cui possono affrancarsi solo se i loro padroni gli donano dei veri indumenti. Hermione, protagonista femminile del romanzo, aiutante di Harry Potter, si impegna per cambiare il modo in cui vengono trattati, fondando un’organizzazione che mira a migliorare il loro status sociale, avviando quel processo di autocoscienza e di riconoscimento dell’essere-per-sé (Habermas J., 2003).
Un laboratorio pedagogico di lettura
In generale la letteratura viene spesso impiegata come strumento di pratica pedagogica. Il romanzo della Rowling presenta, in questo senso, molteplici scenari educativi che possono essere utilizzati come base per un laboratorio pedagogico di lettura. Nella pratica pedagogica possiamo definire il laboratorio come quel luogo fisico e mentale in cui si apprende ad essere persona. Il laboratorio è uno spazio in cui si svolgono attività individuali, di peer-tutoring, attraverso attività e azioni di interazione socio-culturale che sviluppano la cooperazione, l’impegno, la solidarietà.
Il laboratorio pedagogico che può essere rivolto ad una fascia adolescenziale, ad esempio, si svolge attraverso tre fasi:
- Lettura condivisa di brani appositamente scelti;
- Definizione delle tematiche educative attraverso tecniche specifiche quali il brainstorming, letteralmente “tempesta di cervelli”;
- Discussione, dibattito e riflessioni.
Il laboratorio viene condotto da un professionista dell’educazione che svolge un ruolo di mediatore e di guida. Non si tratta di un’attività prettamente didattica. La metodologia dei laboratori – strumento di pratica pedagogica – unisce l’aspetto nozionistico alle esperienze concrete perché riprende e analizza anche le situazioni reali dei partecipanti. Partendo dalla lettura condivisa vengono esposte opinioni e idee. Ogni membro del gruppo deve far emergere il proprio pensiero e, anche se considerato irrilevante e impreciso o addirittura ambiguo, assume valenza argomentativa. In questo modo prendono forma gradualmente i temi da approfondire che diventeranno poi oggetto di una ricerca o di un approfondimento. Una sorta di “compito di realtà” affidato al gruppo di ragazzi. Nei gruppi meno esperti di dinamiche sociali come i bambini, ad esempio, per i contenuti meno accessibili, l’educatore deve strutturare il percorso di lettura, accompagnando i soggetti nella comprensione delle tematiche prescelte.
Attraverso questa forma di apprendimento collaborativo, di socializzazione tra pari si attivano situazioni “tipo” come far confrontare le opinioni contrastanti (nel lessico pedagogico si parla di conflitto socio-cognitivo) oppure mettere in discussione convinzioni consolidate (destrutturazione cognitiva). Nel corso degli incontri c’è dialogo reciproco, ascolto attivo e relazione; si costruiscono significati comuni analizzando le esperienze personali e attribuendo senso ai fenomeni. In conclusione, nel laboratorio pedagogico si palesa l’uso pratico dell’attività educativa, vantaggiosa sul piano culturale (ricerca scientifica, produzione di conoscenze), favorevole alla socializzazione (bisogno personale di essere accettati), portatrice di benessere emotivo (superamento delle difficoltà, sviluppo dell’intelligenza intrapersonale) (De Bartolomeis F., 1983).
Bibliografia
Bettelheim B. (1976), Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Feltrinelli Editori, Milano
De Bartolomeis F. , Le attività educative. Organizzazione, strumenti, metodi, La Nuova Italia, Firenze
Rowling J. K. (1999), Harry Potter e la camera dei segreti, Editore Salani, Milano
ID (2006), Harry Potter e il Principe Mezzosangue, Editore Salani, Milano
Zipes J. (2001), Oltre il Giardino. L’inquietante successo della letteratura per l’infanzia da Pinocchio a Harry Potter, Arnoldo Mondadori Editori, Milano
Sitografia
www.lescienze.it/news/2014/09/13/news/tolleranza_leggere_harry_potter_riduce_i_pregiudizi-2286016/
https://www.scientificamerican.com/article/why-everyone-should-read-harry-potter/
Scienza pedagogica comunicativa: Jurgen Habermas (2003), https://books.google.it/books?id=wQlAmfre4NEC&pg=PA99&hl=it&source=gbs_toc_r&cad=4#v=onepage&q&f=false
online.scuola.zanichelli.it/saracenibiologia-files/Approfondimenti/Zanichelli_Saraceni_Razze.pdf
Cultural Branding The Harry Potter Phenomenon , Ilenia Favotto, tesi di laurea, 2015/2016, dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/8805/836934-1204618.pdf?sequence=2
Estratti da A.C.Scardicchio, Breviario per (i) Chisciotte, Mimesis, Milano, 2015 https://vocazioni.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/10/2016/04/Appunti-sulla-resilienza.pdf
www.potterpedia.it/?speciale=citazioni&libro=7&capitolo=7
Paracchini Roberto, Appunti per una epistemologia della lettura: gli itinerari nascosti, “Medea”, III, 1, 2017, DOI: http://dx.doi.org/10.13125/medea-2665
The greatest magic of Harry Potter: Reducing prejudice Loris Vezzali,Sofia Stathi,Dino Giovannini,Dora Capozza,Elena Trifiletti, https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/jasp.12279https://www.scribd.com/doc/26996859/Il-Disimpegno-Morale-Nella-Teoria-Social-cognitiva