Neuropedagogia: come può l’educazione disegnare gli schemi mentali del cervello?

 

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Come le impronte lasciate sulla sabbia, il cervello è “plasmato” dalle esperienze e dalle conoscenze acquisite nel rapporto dialettico con il mondo esterno. Attraverso il costante intrecciarsi tra gli stimoli ambientali e quelli provenienti dall’interno del corpo si crea infatti un rapporto interdipendente che struttura la nostra mente.

Sul piano pedagogico esiste un legame scientifico tra l’educazione e i processi biologici dello sviluppo umano: ogni processo evolutivo, attraverso l’accumularsi delle esperienze e degli apprendimenti, produce cambiamenti funzionali nelle strutture mentali degli organismi, modificando le diverse dimensioni dell’identità. Le ricerche in atto da alcuni anni nel campo neuroscientifico, hanno confermato che, la mente dell’uomo non è separata dal corpo, ma prende forma e si determina come il risultato di un cambiamento continuo, stabilito da tutto ciò che apprende durante il percorso della vita, nel contesto sociale, ambientale e culturale con cui viene a contatto. Le informazioni che provengono dagli stimoli fisici, affettivi e cognitivi acquisiti già dalla vita embrionale vengono elaborati a livello cerebrale e formano pensieri ed emozioni.

La possibilità di intervenire in modo funzionale sulle esperienze di apprendimento attraverso l’educazione pone le basi per la nascita della Neuropedagogia, un nuovo filone di ricerca che considera il soggetto come un microcosmo, un piccolo mondo in cui si intrecciano tutti gli “elementi” del ciclo vitale dell’essere umano.  È stato uno dei più illustri neuroscienziati del XX secolo, Eric Kandel, a condurre i primi esperimenti sull’identificazione delle basi biologiche dell’apprendimento. Kandel è riuscito a spiegare scientificamente il processo con cui le idee vengono acquisite e immagazzinate nella memoria attraverso l’esperienza. Osservando il comportamento di una lumaca di mare, Aplysia californica, Kandel vide che essa ritraeva energicamente la branchia quando veniva stimolata attraverso un semplice getto d’acqua. Inoltre, quando questa stimolazione veniva ripetuta in modo continuo, i neuroni sensoriali che ricevevano il messaggio, si abituavano sensibilmente allo stimolo. In questo modo si verificava una forma di apprendimento elementare dovuta alla ripetizione di uno schema di azione (Kandel E. R., 2007).

Ma come è possibile considerare l’intelligenza un’entità biologica che apprende schemi mentali?

E come possono i processi mentali dell’intelligenza determinare modificazioni neurofisiologiche del sistema nervoso?  In realtà, tutti gli stimoli esterni ed interni intrecciandosi costituiscono reti neuronali formate da neuroni che comunicano continuamente tra di loro attraverso impulsi elettrici. La plasticità neuronale agisce sulla formazione delle funzioni cerebrali superiori, ossia su quelle funzioni complesse di cui abbiamo coscienza quali il pensiero, il linguaggio, la memoria, l’azione, la volontà. Esse “prendono forma” e si “incarnano” nelle strutture biologiche della mente attraverso i processi di apprendimento. L’esempio più immediato di ciò riguarda la rappresentazione mentale dello schema corporeo in relazione all’acquisizione di competenze scolastiche quali la lettura e la scrittura. Molte difficoltà di apprendimento, come ad esempio la dislessia, vengono affrontate in un’ottica neuropedagogica attraverso l’applicazione di attività mirate all’esercitazione delle capacità senso-motorie.

La percezione del proprio corpo che avviene per stadi successivi durante l’età evolutiva attraverso sensazioni tattili, cinestetiche, visive e uditive è funzionale allo sviluppo delle competenze di scrittura e di lettura. Infatti, solamente nel momento in cui si è formato – a livello delle connessioni neuronali – lo schema mentale corrispondente si possono modulare intenzionalmente i movimenti di coordinazione oculo-manuale e di lateralizzazione necessari per decodificare i segni alfabetici connotati da simmetrie, cioè uguali nella forma ma orientati in modo diverso nello spazio. I recenti studi effettuati nell’ambito delle neuroscienze cognitive hanno più volte evidenziato come, attraverso interventi neurodidattici progettati in relazione alle diverse funzionalità e nel rispetto dei tempi evolutivi di insorgenza neurobiologica delle stesse, è possibile intervenire sulla qualità dei collegamenti sinaptici modificando i processi mentali. Alcuni esempi di esercitazioni pratiche che possono essere considerate “neuro-pedagogiche” sono:

  • attività senso-motorie di pregrafismo, prescrittura e di riconoscimento tattile finalizzati allo sviluppo delle abilità della mano per la prevenzione delle difficoltà di lettura e scrittura nei bambini;
  • interventi neurodidattici per il potenziamento cognitivo negli adolescenti finalizzati all’acquisizione di un metodo di studio basato sulla consapevolezza del proprio modo di apprendere.

Gli interventi specifici attuati da pedagogisti esperti hanno rivalutato il sapere pedagogico riconsegnando alla Scienza dell’Educazione una base scientifica e una progettualità che promuove il cambiamento dei processi mentali. Molte attività  di recupero, di sostegno e di potenziamento sono rivolti a rinforzare e abilitare le facoltà cognitive. In assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali specifici la Neuropedagogia può, ad esempio intervenire in modo funzionale nei cosiddetti Disturbi dell’Apprendimento e nei Bisogni Educativi Speciali per realizzare interventi personalizzati e garantire il successo nell’apprendimento rispettando la specificità di ogni singolo soggetto.

 

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Info

 

 

 

Bibliografia                                                                                              

Kandel E. R., (2007), Psichiatria, Psicanalisi e nuova biologia della mente, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Trisciuzzi L., Galanti M. A., (2003), Pedagogia e didattica per insegnanti di sostegno e operatori della formazione, Pisa, Edizioni Ets.

 Sitografia

Gemma Calamandrei, Apprendimento. Basi biologiche dell’apprendimento, www.treccani.it

Nicoletta Berardi, Funzioni cerebrali superiori, http://www.treccani.it/enciclopedia/funzioni-cerebrali-superiori_(Dizionario-di-Medicina)/

2 Replies to “Neuropedagogia: come può l’educazione disegnare gli schemi mentali del cervello?”

  1. Gent.ssimi, mi chiamo Bramati Asteria. Sono una insegnante di Milano. Da anni, mi occupo di aggiornamento professionale per gli insegnanti. In particolare approfondisco le tematiche relative alla neuropedagogia. Scrivo sulle riviste specializzate di questo tema.Mi piacerebbe relazionarmi con le vostra attività, e vorrei darvi una ✋ mano (gratis)…un caro saluto e complimenti

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