Realtà Virtuale e Psicoterapia: usare la tecnologia per scopi terapeutici

 


Nel 1957 il regista Morton Heilig creò Sensorama, un dispositivo meccanico pensato per immergere lo spettatore all’interno dell’esperienza cinematografica. Si trattava di una specie di cabina con una sedia all’interno e un vano in cui infilare il viso per osservare immagini in tre dimensioni. Grazie a ventilatori per simulare il vento, audio stereofonico e persino ad un sistema per riprodurre profumi e odori, il dispositivo, seppur rudimentale, poteva regalare un’esperienza molto intensa. Sono trascorsi sessant’anni da allora, ma il desiderio di sviluppare strumenti per coinvolgere ed appassionare in misura sempre crescente il pubblico non si è assopita. (Maticad.it)

Oggi, grazie al progresso tecnologico, questo desiderio trova un nuovo sbocco nelle applicazioni di realtà virtuale. I settori in cui è possibile utilizzare questa tecnologia sono praticamente infiniti, dall’iniziale mercato ludico all’educational, o ancora alla progettazione architettonica.

Ma è davvero possibile applicare la Realtà Virtuale per scopi psicoterapeutici?

La realtà virtuale (VR) viene scientificamente intesa come un ambiente complesso, determinato da una interfaccia grafica diversamente immersiva, interattiva e tridimensionale, che permette operazioni di simulazione e specifiche forme di comunicazione e di apprendimento. Tale strumento offre all’utente la possibilità di percepirsi fisicamente presente in un mondo virtuale, così da poter interagire con esso, attraverso sensazioni, emozioni, valutazioni e comportamenti tipici della realtà quotidiana. (Malacca, 2016)

Le applicazioni VR possono essere progettate per simulare ambienti naturalistici. All’interno di questi ambienti virtuali, ricercatori e medici possono presentare stimoli rilevanti incorporati in un contesto simulato significativo e familiare. (Matthew C. Mishkind et al., 2017)

Una tendenza emergente è l’uso della realtà virtuale all’interno dei protocolli terapeutici basati sull’esposizione prolungata per i disturbi d’ansia e il DPTS (disturbo post-traumatico da stress). Il DPTS è più difficile da trattare rispetto ai disturbi d’ansia poiché, da un lato, la terapia basata sull’esposizione in vivo di solito non è possibile, dall’altro, l’esposizione immaginativa dell’evento, in cui si chiede alla persona di visualizzare mentalmente la propria esperienza traumatica, risulta di difficile attuazione con alcuni pazienti che cercano di evitare tale comportamento. La terapia VR consente questo tipo di trattamento anche con i pazienti che non riescono a migliorare con la terapia di esposizione immaginativa tradizionale. (Gaggioli A, 2014)

In uno studio sono stati reclutati 121 partecipanti fra insegnanti e infermieri, categorie, quindi, quotidianamente esposte allo stress psicologico. I soggetti sono stati assegnati in modo casuale al gruppo sperimentale e al gruppo di controllo. Il primo ha ricevuto un trattamento di 5 settimane basato sul paradigma di Realtà Virtuale, il secondo ha ricevuto un training tradizionale di gestione dello stress di 5 settimane basato sulla terapia cognitivo comportamentale. (Gaggioli A, 2014)

Sebbene entrambi i trattamenti siano stati in grado di ridurre significativamente lo stress percepito (con un risultato migliore per VR), solo i partecipanti che hanno ricevuto il trattamento con la Realtà Virtuale hanno riportato una riduzione significativa nell’ansia cronica.

Un modello simile è stato riscontrato per le abilità di coping1. Entrambi i trattamenti sono stati in grado di aumentare significativamente la maggior parte delle capacità di coping, ma i partecipanti che hanno ricevuto il trattamento con la Realtà Virtuale hanno riportato un aumento significativo nell’abilità di supporto emotivo rispetto alla CBT.

In sintesi, i dati ottenuti hanno suggerito sia l’efficacia clinica della Realtà Virtuale sia la sua maggiore efficacia rispetto alle Terapia Cognitivo-Comportamentale e altri protocolli esistenti nella gestione dello stress psicologico. (Gaggioli A, 2014)

In un altro studio del 2002 si è cercato di capire se la terapia di esposizione prolungata con la realtà virtuale potesse essere efficace nel trattamento dell’aracnofobia (paura dei ragni).  23 partecipanti sono stati esposti ad un trattamento di 4 esposizioni di un’ora attraverso l’utilizzo della realtà virtuale immersiva in scene quotidiane dove sarebbe stato più plausibile incontrare dei ragni, come la cucina o uno ripostiglio. L’83% dei pazienti nel gruppo che ha ricevuto il trattamento VR, ha mostrato un miglioramento clinicamente significativo. (A. Garcia-Palacios, 2002)

Inoltre l’uso della VR nella pratica psichiatrica si è dimostrata promettente anche per condizioni che includono disturbi da stress post-traumatico, ansia e fobie, dolore cronico, riabilitazione e dipendenze. (Matthew C. Mishkind et al., 2017)

La tecnologia della simulazione in Realtà Aumentata offre quindi la possibilità di creare test sistematici, training specifici e ambienti di trattamento che consentono un controllo puntuale sulla presentazione di stimoli complessi in 3D. Contesti fortemente immersivi e dinamici nella quale poter tenere traccia del comportamento dell’utente, modulare la sua risposta e misurarne la prestazione. Quando si combinano queste risorse nel contesto di scenari VR ecologicamente rilevanti, emerge un progresso fondamentale nel modo in cui la valutazione e l’intervento possono essere affrontati nel campo clinico e di ricerca. (Rizzo & Shilling, 2017)

La tecnologia di realtà virtuale offre anche nuove opportunità per la creazione di strumenti innovativi di valutazione e riabilitazione. Sono in fase di sviluppo scenari di sperimentazione e di training basati sull’utilizzo della Realtà Virtuale che sarebbe difficile, se non impossibile, fornire utilizzando metodi convenzionali. Se gli studi empirici continueranno a dimostrarne l’efficacia, le applicazioni della realtà virtuale potrebbero fornire nuove opzioni per il trattamento di disabilità cognitive e funzionali dovute a lesioni cerebrali traumatiche, disturbi neurologici e disturbi dell’apprendimento. (Rizzo et al., 2004).

Leonardo Caramazza

Info

 

 

 

L’insieme dei meccanismi psicologici adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare problemi personali ed interpersonali, allo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress ed il conflitto.
La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) è attualmente considerata a livello internazionale uno dei più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione ed il trattamento dei disturbi psicopatologici.

Bibliografia

Gaggioli A, Pallavicini F, Morganti L, Serino S, Scaratti C, Briguglio M, Crifaci G, Vetrano N, Giulintano A, Bernava G, Tartarisco G, Pioggia G, Raspelli S, Cipresso P, Vigna C, Grassi A, Baruffi M, Wiederhold B, Riva G., “Experiential Virtual Scenarios With Real-Time Monitoring (Interreality) for the Management of Psychological Stress: A Block Randomized Controlled Trial”. J Med Internet Res, 2014 

Garcia-Palacios A., Hoffman H., Carlin A., Furness T.A., Botella C. (2002). “Virtual reality in the treatment of spider phobia: a controlled study”. Behaviour Research and Therapy 40

Malacca, G., & Invitto, S., “La Realtà Virtuale. Strumento per elicitare processi neurocognitivi per il trattamento in ambito riabilitativo”. Psychofenia, 2016

Matthew C. Mishkind., Aaron M. Norr., Andrea C. Katz., Greg M. Reger, (2017), “Review of Virtual Reality Treatment in Psychiatry: Evidence Versus Current Diffusion and Use”. Current Psychiatry Reports, November 2017

Rizzo, A. A., Schultheis, M. T., Kerns, K., & Mateer, C. (2004). “Analysis of assets for virtual reality applications in neuropsychology”. Neuropsychological Rehabilitation, vol. 14

Rizzo, Albert ‘Skip’ & Shilling, Russell. (2017). “Clinical Virtual Reality tools to advance the prevention, assessment, and treatment of PTSD”. European Journal of Psychotraumatology, Volume 8

Sitografia

http://www.maticad.it

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